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martedì 29 luglio 2025

Il bio in quattro prodotti: le tre bevande vegetali di mandorla o al riso e cocco o a base di soia con le riserve di CMRicette sugli aromi naturali - CMSalute ha letto della presenza di proteine o di informazioni sui grassi saturi o la dicitura «senza zuccheri aggiunti» - Il pane a fette - Quest'ultimo ci sarebbe in eventuali serate?

Suscitando le riserve e la critica molto meno positiva (non so se le comprerò di nuovo),

 

 

 

CMRicette nota che si sente l'aroma naturale della vaniglia, 

 

 

 

purtroppo non aroma naturale di vaniglia biologica, 

 

 

 

in una bevanda vegetale a base di soia biologica così come purtroppo non aroma naturale di mandorla bio nella bevanda vegetale di mandorla biologica,

 

 

 

con il due per cento di crema di mandorle pelate e tostate, 

 

 

 

così come purtroppo non aroma naturale di cocco biologico nella bevanda al cocco e riso biologici. 


 

 

CMSalute ha letto, 

 

 

 

invece, 

 

 

 

della presenza di proteine in questo primo prodotto;

 

 

 

di informazioni sul contenuto di grassi saturi nel secondo;

 

 

 

la dicitura «senza zuccheri aggiunti»

 

 

 

nel terzo.

 

 

 

Conveniente la confezione di pane a fette bio,



o con quinoa e semi di chiara o di farro con semi di lino,



di girasole,



di soia,



entrambe da quattrocento grammi,



a due euro e ventinove centesimi (cinque euro e settantatre al kg)?


Volete partecipare ad eventuali serate in ristoranti di Agrigento,

 

 

 

di Porto Empedocle

 

 

 

di Siculiana (Ag - provincia di Agrigento)

 

 

 

con prodotti biologici?

 

 

 

Scrivetemelo su CMRicette sulle reti sociali,

 

 

 

anche con il tag #CMRicettePane;

 

 

 

su CMSalute.

 

 

 

Pane a fette biologico per l'offerta commerciale «Scelte di benessere»,



con sottotitolo «Fai un gesto buono per te e per l'ambiente»,



nel volantino delle offerte del supermercato Conad Superstore,



con marchio commerciale «Verso natura Conad Bio».

 

 

 

Bevanda vegetale a base di soia biologica, 

 

 

 

prodotta dalla Riso Scotti spa, 

 

 

 

e bevanda vegetale di mandorla biologica, 

 

 

 

prodotta dalla Fruttagel scpa,

 

 

 

entrambe con marchio commerciale verso natura Conad.




Bevanda al cocco e riso biologici, 

 

 

 

con marchio commerciale Vemondo Bio Organic della Lidl,

 

 

 

prodotta da una società per azioni con stabilimento al viale delle Fontanelle, 

 

 

 

a San Bonifacio (Vr - provincia di Verona), 

 

 

 

dalla Quargentan spa.

«Non è vero... ma ci credo» di Eduardo De Filippo, «Il berretto a sonagli» pirandelliano secondo Jannuzzo (Ciampa), la gobba di una vecchina più una lezzona con bimbo sudicio in «Uno, nessuno e centomila» - Povero piccolino in questo contesto con squallida verità reale e realistica - Gli servirebbe una carezza, come suggerito decenni dopo da Giovanni XXIII! Il giubbino verde anche in «Acqua e lì» con «una povera squallida donna», l'educanda asmatica davanti alla badia e la Madonna del Lume in «Difesa del Mèola (Tonache di Montelusa)», la nipote di monsignor Partanna in «Visto che non piove», la falda della tuba del dottor Liborio Nicastro nella novella "«In corpore vili»", la rassegnazione di Nane Papa in «Candelora»; «I due giganti», «codesta miserabile vecchia», «illusioni, speranze e desiderii» del passato del «barbuto guardiano gallonato»; Caro Gioja, la lettera a Lina e «La gioia di vivere» di Émile Zola

La commedia teatrale «Non è vero... ma ci credo»,

 

 

 

composta nel 1942,

 

 

 

di Eduardo De Filippo, 

 

 

 

messa in scena il nove di ottobre del 1942,

 

 

 

rappresenterebbe 

 

 

 

anche la gobba del personaggio teatrale Alberto Sammaria,

 

 

 

come ha letto .

 

 

  

Anche sulla gobba, Luigi Pirandello,




a proposito dell'avere bruciato alcune sue carte,




nella lettera a Lina da Palermo del 25 marzo 1887,




aveva scritto:




I becchi e le penne dei miei poveri uccellini dell’alto, fra tanta cenere, emanavano il più brutto odor di corno bruciato, e la gobba di Caro Gioja nel crepitio della fiamma pareva un vulcanetto di fango in eruzione.

 

 

 

CMLibri inizialmente non era riuscito a capire chi fosse Caro Gioja;

 

 

 

poi ha scoperto da un sito internet pirandelliano

 

 

 

che era un personaggio letterario di un poema eroicomico giovanile ispirato al titolo del romanzo di Émile Zola «La joie de vivre»

 

 

 

del 1884.




Dal Libro secondo, II, 

 

 

 

del romanzo pirandelliano «Uno, nessuno e centomila»:

 

 

 

Non diedi mai a divedere né fastidio né piacere di quella loro invasione, benché m’irritasse specialmente la vista d’una vecchina sempre pigolante, dagli occhi risecchi e la gobba dietro ben segnata da un giubbino verde scolorito, e mi désse allo stomaco una lezzona grassa squarciata, con un’orrenda cioccia sempre fuori del busto e in grembo un bimbo sudicio dalla testa grossa schifosamente piena di croste di lattime tra la peluria rossiccia.

 

 

 

Povero piccolino in questo contesto con squallida verità reale e realistica,

 

 

 

non falsa!

 

 

 

Gli dareste una carezza,




come suggeriva decenni dopo un papa, papa Giovanni XXIII?




La gobba nella novella pirandelliana «Acqua e lì»,

 

 

 

pubblicata il venticinque di aprile del 1897 con il titolo «Il dottor cimitero»

 

 

 

(avevo visto mesi fa una rappresentazione pirandelliana di un cimitero),

 

 

 

poi ripubblicata definitivamente sul Corriere della sera con il titolo finale il quattordici settembre del 1923,

 

 

 

dalla raccolta «Tutt'e tre»,

 

 

 

del 1924,

 

 

 

di «Novelle per un anno»:

 

 

 

Accorre una povera squallida donna, senz’età, con certi occhi atroci, velati e semichiusi, come se le palpebre le pesino, una più e l’altra meno. Stretta nelle spalle, ha la gobba, dietro, ben segnata dal giubbino verde sbiadito: la gobba delle povere madri sfiancate dalle cure dei figli e della casa.




Poveretta anche questa «povera squallida donna»,

 

 

 

sembra un po' pietosamente orrida con quegli occhi atroci e velati, 

 

 

 

stanchi anche sulle palpebre.

 

 

 

Torna il giubbino verde.

 

 

 

Clementina nella novella «I tre pensieri della sbiobbina»,

 

 

 

pubblicata il cinque di febbraio del 1905, 

 

 

 

poi nuovamente nel 1915,

 

 

 

compresa nella raccolta pirandelliana «La rallegrata»,

 

 

 

del 1922:

 

 

 

             Bravi! Farlo intendere alle gambe, adesso, al busto di Clementina, che non si doveva più crescere! Busto e gambe, dacché, nascendo, ci s’erano messi, avevano voluto crescere per forza, senza sentir ragione. Non potendo per lungo, sotto l’orribile violenza di quella manaccia che schiacciava, s’erano ostinati a crescere di traverso: sbieche, le gambe; il busto, aggobbito, davanti e dietro. Pur di crescere…

 

 

 

Con il busto, 

 

 

 

poveretta Clementina.

 

 

 

Un mio amico ha il busto,

 

 

 

forse ne aveva uno temporaneo.

 

 

 

Da un'altra novella pirandelliana, 

 

 

 

un'ulteriore novella,

 

 

 

«Difesa del Mèola (Tonache di Montelusa)»:

 

 

 

All'alba, una vettura era pronta nella piazzetta innanzi alla badia; e quando le tre educande, due belle e vivaci come rondinine in amore, l'altra gobba e asmatica, scesero con la loro maestra a parar l'altare della Madonna del Lume…




Sembra un contesto relativamente simile quello di «Visto che non piove (Tonache di Montelusa,

 

 

 

con i padri liguorini,

 

 

 

che dovrebbero esserci ancora alla chiesa dell'Itria,

 

 

 

nel centro storico di Agrigento;

 

 

 

con il clero montelusano, 

 

 

 

con il clero agrigentino,

 

 

 

di Agrigento;

 

 

 

con i personaggi letterari di Marco Mèola,

 

 

 

del monsignor Partanna:




Se la nipote di Monsignor Partanna, infatti, la educanda rapita, era brutta e gobba, belli e ballanti e sonanti erano i denari della dote che il Vescovo era stato costretto a dargli; e, in fondo, i pezzi grossi del clero montelusano, ai quali non era mai andata a sangue quella promessa del loro Vescovo di far tornare i padri Liguorini, se non amici apertamente, avevano di nascosto, anche dopo quella scappata, anzi appunto per quella scappata, seguitato a veder di buon occhio Marco Mèola.

 

 

 

Le spalle del professor Bernardino Lamis nella novella «L'eresia catara»:

  

 

 

Non solamente questo peccatuccio di gola, ma tante e tant'altre cose potevano essere perdonate a quell'uomo che, per la scienza, s'era ridotto con quelle spalle aggobbate che pareva gli volessero scivolare e fossero tenute sú, penosamente, dal collo lungo, proteso come sotto un giogo. 




La falda della tuba sulla gobba del dottor Liborio Nicastro nella novella "«In corpore vili»":




Poco dopo entrò il dottor Liborio Nicastro, piccino piccino, vecchissimo, tutto rattrappito dall'età. La falda della tuba gli posava quasi su la gobba.




La rassegnazione a portare la gobba dell'artista Nane Papa in «Candelora»:




Sa bene lui che ogni gobbo bisogna che si rassegni a portare la sua gobba.




C'è «codesta miserabile vecchia»

 

 

 

nella novella «I due giganti»,

 

 

 

dove il narratore sembrerebbe essere «il barbuto guardiano gallonato»:

 

 

 

Anche però il vostro volto, s'io vedo bene, è tutto crepe e solchi di rughe, e anche i vostri capelli hanno appena appena un vestigio del loro primo color biondo d'oro; e vorrei pregarvi di ricordare, se non sono importuno, che cosa vi sembrava codesta miserabile vecchia mezzo gobba che ancora vi strascinate accanto e tutto il mondo e la vostra stessa persona, quando vi ardevano dentro in belle fiammate illusioni, speranze e desiderii.

 

 

 

Infine la gobba di zì Dima Licasi in una novella pirandelliana famosissima

 

 

 

in italiano,

 

 

 

in siciliano,

 

 

 

«La giara»,

 

 

 

«'A giarra»:

 

 

 

Zì Dima Licasi: vecchio sbilenco, con la gobba pendente da un lato; giunture storpie alle gambe - occhi duri, fissi, da maniaco - porta, appesa per una funicella alla spalla, una cesta con gli attrezzi del suo mestiere, trapano, ecc., e - attraverso - un grosso ombrello di cotone, verde, un po' stinto.

  

 

 

«Il berretto a sonagli» 

 

 

 

di Luigi Pirandello secondo Eduardo De Filippo, 

 

 

 

secondo Paolo Stoppa, 

 

 

 

secondo Turi Ferro e Salvo Randone.

 

 

 

Ed anni fa a Milano e Torino, 

 

 

 

secondo Gianfranco Jannuzzo (Ciampa), 

 

 

 

con Francesco Bellomo, 

 

 

 

produttore teatrale, 

 

 

 

e le attrici teatrali Emanuela Muni ed Anna Malvica, 

 

 

 

«Il berretto a sonagli».

 

 

 

Uno degli attori teatrali era Gaetano Aronica (il personaggio letterario di Fifì).  




Infine,




non ho visto l'opera teatrale «Non è vero... ma ci credo» 

 

 

 

di Eduardo De Filippo ad un teatro di una città vicina alla mia,  

 

 

 

su cui scrivo fra alcune righe,

 

 

 

davvero le finali.

 

 

 

E volete visitare la mia Agrigento pirandelliana?




Scrivetemelo su CMLibri su Facebook, 

 

 

 

sulle altre reti sociali, 

 

 

 

condividendo con tag ed etichette come #CMRomanzi #CMTeatro #CMNovelle #Novelle.




Grazie a Roberto Loi,

 

 

 

all'Università di Cagliari; 

 

 

 

a Sara Lorenzetti (Università di Macerata,

 

 

 

al Dipartimento di Scienze della formazione, beni culturali e turismo);

 

 

 

al sito «Pirandello nazionale»;

 

 

 

a Liber liber;

 

 

 

a Fuoririga con Michele Ruvolo e Gero Tedesco;

 

 

 

alla scuola Nino Martoglio;

 

 

 

alla pagina «Copioni»

 

 

 

di Corriere spettacolo;

 

 

 

al sito internet pirandelliano PirandelloWeb;




alla pagina «Cultura»

 

 

 

di Grandangolo;

 

 

 

al «Portale Teatro»

 

 

 

di Wikipedia;

 

 

 

a Visit Agrigento;

 

 

 

al blog «Le rose e l'abisso»

 

 

 

di Francesca Vennarucci;

 

 

 

a Borsaindoitaliana. 

 

 

 

Il Teatro Costabianca di Realmonte (Ag - provincia di Agrigento) 

 

 

 

è quello di una città vicina alla mia Agrigento;

 

 

 

la rappresentazione stasera, 

 

 

 

alle ventuno e trenta, 

 

 

 

di questo martedì ventinove di luglio del 2025.

Sul cane e l'omo il rap o hip hop che faceva ugualmente schifo sulla sborra del quattro zampe ed il non servire a niente - Con una base rallentata nuovamente bravissimo Dj Kisla - Giovanni Tuzzolino - Magari CMRapIt potrebbe amare gli uomini e non vergognarsene, esserne orgoglioso neanche davanti ad un bisessuale che «tradisce» la propria donna sposata più di 31 anni fa e la nascita di due figli, con gelosia da cattolico «fragile»? Basta la chiarezza, la verità, altrove repressa, ed il rispetto, con forza e senza paure ed andare avanti a testa dritta con molta delicatezza, pietà, cura ed attenzione

Amate i vostri cani, 

 

 

 

voi che li avete, 

 

 

 

tanto che non pensate 

 

 

 

alle volgarità sulla loro sborra? 




Scherzate troppo volgarmente sull'omosessuale, 

 

 

 

sul gay, 

 

 

 

anche se CMRapItCMMusica,

 

 

 

potrebbe esserlo? 

 

 

 

Quel che vi consiglia lui è: 

 

 

 

non vergognatevene, 

 

 

 

siatene orgogliosi, 

 

 

 

siate orgogliosi, 

 

 

 

anche davanti ad un bisessuale che «tradisce» 

 

 

 

la propria donna sposata più di trentuno anni fa, 

 

 

 

vogliate e desideriate sempre con tutto il cuore che rimangano insieme per tutta la vita il marito e la moglie.

 

 

 

Dopo la nascita di due figli o un figlio, 

 

 

 

una figlia, 

 

 

 

decenni fa, 

 

 

 

o di più figli,

 

 

 

desideriate, 

 

 

 

possiate voi desiderare il meglio per loro, 

 

 

 

state lontani dalla gelosia che quest'uomo davvero fragile dimostra. 

 

 

 

Un discorso anche sui cattolici «fragili». 

 

 

 

Il rispetto per i cattolici, 

 

 

 

ma ci sono anche 

 

 

 

gli spirituali, 

 

 

 

i musulmani, 

 

 

 

i cristiani di altre religioni come i riformati evangelici e protestanti, 

 

 

 

i cristiani anglicani, 




gli ebrei, 

 

 

 

i buddhisti, 

 

 

 

gli atei, 

 

 

 

gli induisti. 

 

 

 

Ma il cattolicesimo che reprime la bisessualità non mi piace affatto. 

 

 

 

Molto meglio viverla serenamente perché c'è e ci sarà. 




Basta chiarezza, 

 

 

 

avere chiarezza mentale, 

 

 

 

vivere la chiarezza mentale con la propria donna di sempre, 

 

 

 

con il proprio figlio, 

 

 

 

con la propria figlia, 

 

 

 

serenamente, 

 

 

 

pacatamente, 

 

 

 

tranquillamente, 

 

 

 

accettando la propria bisessualità, 

 

 

 

facendola accettare in maniera così trasparente, 

 

 

come l'acqua 💦, 

 

 

 

magari come l'acqua del mare, 

 

 

 

del lago, 

 

 

 

dei fiumi. 

 

 

Cercate di dire e scrivere la verità, 

 

 

 

di ottenere la verità, 

 

 

 

soprattutto se diventate furibondi se i figli e le figlie non dicono la verità. 

 

 

 

Alcuni bisessuali sposati, 

 

 

 

tutti e tutte,

 

 

 

non commettano le pazzie di ammazzare ed uccidere che potrebbero eventualmente portarli in galera, 

 

 

 

in prigione, 

 

 

 

in carcere, 

 

 

 

soprattutto se l'omosessuale non ha paura, 

 

 

 

non si fa intimidire, 

 

 

 

vuole risolvere pacatamente con il dialogo e senza situazioni ambigue, 

 

 

 

con molta delicatezza, 

 

 

 

con pietà, 

 

 

 

con cura, 

 

 

 

con attenzione, 

 

 

 

con la semplice verità associata a tutto ciò. 

 

 

 

E ritorno alla gara musicale di rap ed hip hop: 

 

 

 

ci sono stati più riferimenti all'ammazzare, 

 

 

 

persino, 

 

 

 

in un momento, 

 

 

 

con collegamenti ad Agrigento, 

 

 

 

a Fontanelle. 

 

 

 

Che schifo.

 

 

 

Pochi secondi fa si è sentito persino da parte di un aspirante rapper che, 

 

 

 

quando l'avversario avesse avuto una bambina, 

 

 

 

si sarebbe fatto trovare con il pene di fuori davanti all'asilo della piccola. 

 

 

 

Che schifo da vomitare 🤮 🤢.



Non reprimete, 

 

 

 

voi uomini bisessuali, 

 

 

 

vivete  serenamente, 

 

 

 

«disarmati», 

 

 

 

soprattutto se siete cattolici e dovreste seguire papa Leone XIV e gli insegnamenti di papa Francesco, 

 

 

 

non cercate di reprimere il vivere serenamente nel dialogo, 

 

 

 

perché vi sarà risposto picche ♠️, 

 

 

 

sappiate che il profilo del fierissimo omosessuale rimarrà aperto per lungo tempo, 

 

 

 

a meno di novità e ripensamenti, 

 

 

 

perché non è e non si sente un lupo feroce con la bava alla bocca, 

 

 

 

come sembra si possa anche avere alluso. 

 

 

 

Abbiate rispetto, 

 

 

 

voi bisessuali sposati con donne e con figli.

 

 

 

Abbiate più forza di affrontare la vita ed il dialogo con la vostra donna dicendole la verità, 

 

 

 

quando riuscirete ad averne la forza,

 

 

 

riferitele quel che avete detto all'omosessuale, 

 

 

 

e poi avete cancellato i messaggi su Telegram, 

 

 

 

perché avete paura della verità, 

 

 

 

voi cercate una relazione segreta, 

 

 

 

ammesso che ci sia, 

 

 

 

ed ho moltissimi dubbi e riserve in proposito, 

 

 

 

perché non sapete dire alle vostre mogli, 

 

 

 

magari da decenni, 

 

 

 

la verità.

 

 

 

 Cari omosessuali, 

 

 

 

andate avanti a testa alta e dritta.




Dunque, 
 
 
 
passiamo ad altro:
 
 
 
il rap o hip hop sulla razza canina faceva schifo.



Nuovamente con le basi musicali rap ed hip hop composte da altri,



registrate,



come mi ha spiegato minuti fa,



ancora altre volte bravissimo il deejay Dj Kisla,



chissà se questo è il suo nome d'arte,



mentre il suo nome vero è, 



sicuramente, Giovanni Tuzzolino,



di Villaseta,



ad Agrigento,



come mi ha spiegato,



con origine del padre a Favara (Ag - provincia di Agrigento).
 
 

Gara e torneo rap ed hip hop vista/visto in piazza Ravanusella,



nel mio centro di Agrigento.



Grazie alla app Blogger Pro.

«Scuola per topi» con Tom & Jerry con il formaggio, «Lu surciteddu cu la cuda fitusa» di Pitrè cù «'na figghia bedda», «Al tempo dei tempi», «Il brigante di Ciriminna», «Bernoccolino», «Gostino e i suoi compagni», «Il piccolo pecoraio» e «Lo sguattero e le tre figlie del re» di Emma Perodi

Non ha visto molto CMColonneSonore, CMMusica,

 

 

 

del cortometraggio «Scuola per topi»

 

 

 

con Tom & Jerry,

 

 

 

con il formaggio,

 

 

 

a proposito, 

 

 

 

potete leggere 

 

 

 

moltissimo altro 

 

 

 

su CMRicetteFormaggio,

 

 

 

su CMRicette.

 

 

 

Aviti figghie bedduzze e bedde

 

 

 

sinza essiri re? 

 

 

 

Si riccunta ca 'na vota cc'era un Re, e stu Re avia 'na figghia, bedda, bedda ca nun si pò diri. 

 

 

 

Chistu è comu parti la fiaba siciliana «Lu surciteddu cu la cuda fitusa»,

 

 

 

in italianu «Il topo con la coda sporca»,

 

 

 

nni lu libru e volumi 1 di «Fiabe novelle e racconti popolari siciliani» 

 

 

 

di Giuseppe Pitrè.





L'editore Salvatore Biondo, 

 

 

 

lo storico Giuseppe Pitrè e il libro dal sottotitolo «Fiabe e leggende delle città, dei monti e del mare di Sicilia» 

 

 

 

(casa editrice Biondo per la collana «Bibliotechina aurea illustrata»).

 

 

 

E poi «Uno strano compagno di naufragio», 

 

 

 

«Il martirio di due innocenti», 

 

 

 

«Il mio campicello»

 

 

 

di Emma Perodi.




Grazi à lu situ internet di la «Scola Nino Martoglio»

 

 

 

di Belpasso,

 

 

 

'nni la pruvincia di Catania;

 

 

 

a Wikipedia 'nni italianu,

 

 

 

a quest'enciclopedia in rete in italiano.